Aggiornamento dalla missione a Maison de Paix

Gianni Nicolì da Maison de Paix - 7 maggio 2022

07/05/2022

Sabato 7 maggio a Maison de Paix

 

È comprensibile il forte interesse che gli europei manifestano nel voler conoscere il clima e il territorio del Congo. Va fatta una premessa, l'Africa è un continente molto vasto e quindi ci sono climi e scenari molto diversi che vanno dai deserti agli altopiani fino ai grandi fiumi e alle montagne innevate. Noi siamo a Ndunga, un territorio pianeggiante ma con un certo declivio e siamo in prossimità di una "cittadina" di circa un milione e mezzo di abitanti che si chiama Kikwit nella regione del Bandundu - Kwilu, sud ovest della grande Repubblica Democratica del Congo, la cui capitale è Kinshasa. Qui le popolazioni sono di etnia Bantù e si parla il Kikongo, una delle quattro lingue autoctone di questo grande paese insieme al Lingala, al Chiluba e al Suaili. Il meteo da queste parti presenta solo due stagioni. Per nove mesi all'anno fa caldo umido fino ai 40 gradi e piove quasi tutti i giorni con rovesci temporaleschi molto intensi. Poi dalla metà di maggio in poi inizia la stagione secca, non piove, tutto diventa arido e si passa dal verde rigoglioso e molto vario e ricco al giallo paglierino. Quali sono quindi le abitudini, i costumi delle popolazioni che vivono in un regime metereologico come questo? Evidentemente qui non si usano stufe per il riscaldamento. Il fuoco si accende per impastare il lucu, cioè la polenta che si fa con la farina di manioca e il saca saca, cioè le foglie lessate e condite della stessa pianta. Qui si mangia prevalentemente, se non quasi esclusivamente, questo tutti i giorni. Si accompagna a volte con qualche verdura locale che una buona coltivazione dell'orto offre. Quindi meteo vuol dire tipo di ambiente e tipo di coltivazione. Ad esempio la frutta è abbondante, molto buona e varia. Alcune varietà sono state introdotte in epoca coloniale dall'America Latina che possiede climi caldi analoghi. La stessa manioca fu importata in quanto pianta a crescita veloce, così i locali potevano lasciare le loro coltivazioni e rispondere alle pressanti richieste di lavoro degli stranieri occupanti. Adattarsi a questo clima non è certo facile. La malaria è ben presente e diffusa, nella zona vi è fortemente condiviso il difetto genetico dell'anemia falciforme, simile a quella mediterranea, che indebolisce i portatori, l'apporto delle proteine animali e vegetali è scarso, così come la povertà di humus biologico perché la terra è sabbiosa/argillosa. Il detto che in Africa tutto ciò che si muove si mangia è assolutamente vero e abbiamo avuto modo di constatarlo più volte. Non entriamo nei particolari... Si capisce perché l'aspettativa media di vita non raggiunge i sessanta anni e ciò è fortemente acuito dalla assenza di un vero servizio sanitario anche minimale. E allora come si vive in Congo? Per certi versi si può dire anche bene se consideriamo di possedere una capanna, che all'interno è vuota, se accettiamo di dormire sulla nuda terra e di non avere servizi igienici etc... Strano a dirsi, ma i congolesi ci insegnano che si può anche vivere con poco o niente, con lo stretto necessario per arrivare a sera bevendo l'acqua delle risorgive dal colore indefinito che certamente non fa vedere i piedi di chi ci entra dentro. Dicono che viaggiare e conoscere popoli e situazioni diverse è uno dei modi migliori per apprendere. Così è se riusciamo a pensare che tutto il mondo non è come casa nostra.

 

Gianni Nicolì

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